Sono 16,3 milioni i pensionati a cui nel 2024 è stata pagata dall’INPS almeno una prestazione, di cui una leggera maggioranza è composta da donne (51 per cento).
Cresciute le nuove prestazioni assistenziali, mentre tra quelle previdenziali aumentano le pensioni di vecchiaia e diminuiscono le pensioni anticipate. Solo le nuove pensioni di invalidità sono cresciute l’anno scorso dell’11,8%.
Riguardo al finanziamento, l’INPS ha raggiunto nel 2024 il record storico di 27 milioni di assicurati, con un incremento di 400 mila unità su base annua e di 1,5 milioni rispetto al periodo pre-pandemico. Il dato confermerebbe che la spesa pensionistica previdenziale è sotto controllo, anche se bisogna considerare che il sistema complessivo è sempre più gravato dall’aumento della spesa assistenziale dovuto all’invecchiamento della popolazione.
A trainare la crescita degli assicurati è soprattutto il lavoro dipendente privato, mentre il lavoro autonomo tradizionale (artigiani, commercianti, coltivatori diretti) continua la sua lenta contrazione.
Rilevante è anche la dinamica del Mezzogiorno, dove gli assicurati crescono del 7,4% tra il 2019 e il 2024. In parallelo, aumentano l’occupazione femminile (+ 6,7%) e quella giovanile (+11,2%), con oltre 719 mila giovani in più dal 2019, pur restando critico l’accesso stabile al lavoro.
L’importo medio lordo delle prestazioni complessivamente erogate dall’INPS è pari a 1.252 euro. Prendendo le sole pensioni previdenziali, l’importo medio è di 1.444 euro mensili, mentre l’importo medio delle prestazioni assistenziali è di 502 euro.
Differenze rilevanti emergono anche tra le diverse categorie che compongono le pensioni previdenziali: le pensioni di anzianità sono in media di 2.133 euro, quelle di vecchiaia di 1.021 euro, quelle di invalidità di1.151 euro, quelle di reversibilità di 855 euro.
L’età effettiva media di pensionamento è cresciuta ed è ora pari a 64 anni (nel 2001 era di 58 anni). Se si guarda alla età effettiva di pensionamento per tipologia di pensione, essa è sostanzialmente pari a 67 anni per le pensioni di vecchiaia e invece solo a 62 anni per quelle di anzianità.
In un contesto di invecchiamento ormai inesorabile della popolazione, con l’allungamento della vita media degli individui e la tendenza al restringimento del numero dei lavoratori, i quali sono quelli che contribuiscono al finanziamento del sistema previdenziale, l’equilibrio dei conti dell’Inps risulta cruciale per evitare che il Bilancio dello stato, già oberato da un debito pubblico enorme, venga ulteriormente messo alla prova. Tuttavia, le normative vigenti, con i ripetuti interventi che hanno determinato la progressiva crescita dell’età effettiva di pensionamento (6 anni in più negli ultimi 25anni), sembrerebbero per ora dare una certa tranquillità per non far esplodere la spesa previdenziale.
